venerdì 25 marzo 2016

Nuova campagna di rilevazione alla Bonfadina

Nuova campagna di rilevazione presso la cava Mercurio-Bonfadina, a meno di 4 mesi dall'ultima effettuata.
Non ci risulta che i dati di tali rilevazioni siano consultabili dai cittadini.
Ci piacerebbe, però, sapere se ci sono motivazioni che hanno spinto verso l'intensificazione di tali controlli, con la relativa concentrazione nei mesi freddi dell'anno.




domenica 13 marzo 2016

Ancora AIB: "no all'adeguamento dell'IMU per le cave"

Dopo il comunicato stampa dei giorni scorsi, AIB (associazione Industriale Bresciana), per voce del Presidente delle attività estrattive Daniela Grandi, si schiera contro l'adeguamento dell'IMU per le cave.
In quasi tutti i comuni della Provincia di Brescia, infatti, all'atto dell'avvio delle attività di escavazione non viene registrata la variazione catastale nel Pubblico registro, comportando, in conseguenza, la continuazione della corresponsione del tributo IMU secondo l'aliquota dei semplici terreni agricoli.
Come segnalato nel recente articolo dell'edizione bresciana del Corriere della Sera, però, l'Agenzia delle Entrate ha inviato richiesta ai Comuni affinché gli ambiti estrattivi vengano classificati nella categoria catastale D (categoria alla quale afferiscono opifici, capannoni, ma anche i parchi fotovoltaici installati su terreno). Ciò naturalmente comporterebbe l'adeguamento dell'aliquota in relazione al pagamento del tributo IMU.
Queste le parole della Grandi in relazione alla richiesta delle Agenzia delle Entrate di accatastamento in categoria D delle cave: "Diversi operatori hanno fatto ricorso perché la legge non prevede questa categoria. Prima devono riformare il catasto. Servono norme uguali per tutti, mentre qui ci troviamo di fronte ad un classico pasticcio all'italiana."


giovedì 10 marzo 2016

Piano cave, la Provincia di Brescia non vuole nuovi siti estrattivi

Come riferito nell'articolo dell'edizione bresciana del Corriere della Sera,
(a questo indirizzo internet l'articolo completo
http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/16_marzo_09/piano-cave-no-ad-altri-siti-estrattivi-industriali-contro-l-imu-58172084-e5c9-11e5-91a4-48cd9cc4cb64.shtml)
la Provincia di Brescia dice no all'individuazione nel nuovo piano cave (2017/2027) di nuovi siti estrattivi.
Come abbiamo già riferito in passati post, quello precedente è scaduto nel 2005, era stato approvato con oltre 70 milioni di m3 ma ad oggi è stata estratta sabbia e ghiaia per circa la metà della volumetria autorizzata.
La Provincia di Brescia nei mesi scorsi ha già provveduto a prorogare il termine di validità del vecchio piano fino al 2017, in modo da avere il tempo tecnico per redigere quello nuovo.
L'intento della Provincia è quello di confermare le volumetrie già oggetto di concessione e ad oggi non ancora sfruttate, oltre che di autorizzare l'escavazione di una parte delle riserve già individuate nel vecchio piano. L'obiettivo è di privilegiare i bacini estrattivi esistenti, senza crearne di nuovi.
Queste le parole di Gianbattista Broli, Consigliere provinciale delegato all'Ambiente:
"Quel che escludiamo sin da ora è l’apertura di nuovi ambiti estrattivi, l’abbiamo già detto anche agli imprenditori. Il piano precedente era assolutamente abnorme e, complice la crisi degli ultimi anni, si è scavato circa la metà dei volumi concessi. Stiamo raccogliendo tutti i dati per verificare le esatte volumetrie rimaste. Oltre alle volumetrie già autorizzate ma ancora non utilizzate, potremo andare ad attingere ad una parte delle riserve, ma dobbiamo capire dove."
Nel frattempo è previsto per il prossimo 17 Marzo l'incontro tra gli esponenti della Provincia di Brescia e i delegati dell'Associazione Industriale Bresciana.

mercoledì 9 marzo 2016

Risposta PD al comunicato ABI

A stretto giro di posta si è registrata la risposta della Federazione provinciale del PD, Dipartimento Ambiente, al comunicato ABI di cui abbiamo riferito ieri in merito ai mancati recuperi ambientali degli ambiti estrattivi della Provincia di Brescia.
Di seguito il comunicato integrale diffuso dal PD:

"Abbiamo letto con estrema attenzione il comunicato stampa esteso dall’AIB circa la non completa applicazione della normativa vigente in tema di recuperi ambientali in cui “…si invitano gli enti locali ad investire i proventi derivanti dagli oneri versati dagli imprenditori del settore cave, attività estrattive e discariche preferibilmente in opere di riqualificazione ambientale del territorio….”.
L’AIB, sottolineando come nell’ultimo decennio siano state versate risorse per oltre mezzo miliardo di euro, indica di non aver avuto evidenza di un reinvestimento in termini di riqualificazione ambientale. Il comunicato si conclude con un accenno alla disponibilità degli imprenditori “..disposti a versare purchè la loro attività possa continuare nel tempo..”, vedi ad esempio attraverso “..il nuovo Piano Cave Provinciale…” (i virgolettati sono tratti dal comunicato stampa di AIB). Di Comuni che nel tempo abbiano fatto cassa con gli oneri di escavazione non destinandoli prioritariamente ai recuperi ambientali ce ne sono sicuramente stati. D’altro canto ce ne sono moltissimi altri che avrebbero preferito evitare di avere sul proprio territorio cave e discariche. Così come avrebbero rinunciato volentieri sia a onerosi ricorsi con spesso di fronte le istituzioni autorizzatrici, sia ai comportamenti non proprio edificanti di alcuni operatori (fortunatamente non tutti), protagonisti di escavazioni e ritombamenti abusivi mai recuperati perché nel frattempo le ragioni sociali sono fallite. Riteniamo che sarebbe arrivato il momento non solo di far applicare completamente la normativa vigente in tema di recuperi ambientali, ma di riformarla.
A tal proposito non si contano più le proposte di modifica della Legge Regionale 14/1998 depositate in Regione Lombardia. La prima, di iniziativa popolare avanzata dalle allora giunte di centrosinistra di Rovato, Cazzago S.M., Ghedi, Montirone e Rezzato, risale all’ormai lontanissimo 2004. La proposta è stata poi aggiornata più e più volte dal gruppo consigliare del PD regionale ma mai è arrivata al voto in aula. In queste proposte si sottolineava l’ipotesi di un ritorno a proprietà pubblica del fondo cava recuperato e la necessità di certezze nei recuperi ambientali per esempio condizionando l’autorizzazione all’escavazione di un lotto solo dopo aver visto completato il recupero ambientale del lotto precedente.
Non ci inventiamo nulla, in Emilia-Romagna già è così. Sarebbe auspicabile anche un maggiore rispetto della pianificazione di settore: se nel piano cave è previsto un recupero ambientale “…a verde pubblico attrezzato e/o a uso naturalistico ricreativo…” come sono spiegabili le numerose domande di discarica insistenti su tali bacini estrattivi? Inutile poi chiedersi perché nell’immaginario bresciano troppo spesso “cava” corrisponda a “discarica”. A proposito di aspetti fiscali, ci chiediamo anche come sia possibile nel 2016 che molte cave bresciane in esercizio non siano accatastate correttamente e, di conseguenza, siano soggette in tantissimi Comuni ad aliquota IMU agricola. Eppure nel loro perimetro si svolge attività che con la coltivazione di foraggi o granoturco nulla ha a che fare. Questa illogicità da noi più volte sollevata è stata oggetto di pareri ufficiali dell’Agenzia delle Entrate. In base ad essi, finalmente, alcuni sindaci hanno deciso di muoversi per ripristinare un’equità fiscale doverosa nei confronti anche di tutti quegli altri imprenditori che pagano aliquote adeguate alle attività che svolgono. La continuità aziendale che AIB richiede per i propri associati del settore è certamente condivisibile, ma non può e non deve passare da una totale assenza di pianificazione. Auspichiamo che il prossimo piano cave provinciale (settore ghiaia e sabbia) sia realizzato dalla Provincia sulla base di una quantificazione oggettiva del fabbisogno di inerti provinciale. Cosa che non è stata fatta, ad esempio, con il piano 2005-2015 appena scaduto. Esso ha infatti autorizzato un volume di inerti di circa 70 milioni di metri cubi quando il fabbisogno bresciano (pre-crisi dell’edilizia) non superava i 40 milioni di metri cubi. Riteniamo che ci siano le condizioni perché il sistema Brescia sia in grado di prendere decisioni sostenibili a livello ambientale.
Lo si è visto anche recentemente con la cancellazione delle cave di prestito previste per la TAV dove la Provincia ha svolto appieno il proprio ruolo di coordinamento facendo dialogare gli enti locali con le rappresentanze imprenditoriali. Noi crediamo che la politica debba riappropriarsi del proprio ruolo decisionale cercando un equilibrio ove, però, l’interesse del particolare non debba prevalere sul generale. Avanziamo una proposta suffragata peraltro da un obbligo di legge: perché non ripristinare la Consulta per le Attività estrattive di cava non più istituita a Brescia dal lontano 2004? Quella potrebbe essere la sede più opportuna dove far dialogare i diversi interessi, sapendo che il piano cave uscente vede una percentuale di volumi non escavati notevolissima e che consiglierebbe estrema cautela nel prendere decisioni su nuovi volumi. In un Paese come l’Italia dove il consumo di suolo è uno degli scandali che tutti denunciano, ma contro cui pochissimi agiscono.

Dipartimento Ambiente Federazione PD Brescia"

martedì 8 marzo 2016

Comunicato AIB (associazione industriale bresciana) sui recuperi ambientali delle cave

Come riportato anche dal quotidiano locale on line BSNEWS.IT,
http://www.bsnews.it/notizia/45066
l'Associazione Industriale Bresciana ha emesso lo scorso 12 Febbraio un comunicato per prendere posizione rispetto al tema dei recuperi ambientali delle cave a fine estrazione.
L'Associazione non risparmia critiche nei confronti degli Enti Pubblici.

In particolare, in riferimento alla bocciatura da parte della Regione della cava Castella, ha dichiarato come sia determinante che trovi piena applicazione quella parte della normativa vigente in cui si invitano gli enti locali ad investire i proventi derivanti dagli oneri versati dagli imprenditori del settore cave, attività estrattive e discariche preferibilmente in opere di riqualificazione ambientale del territorio.

Altresì è stato ricordato che negli ultimi dieci anni gli imprenditori bresciani del settore hanno versato nelle casse pubbliche oltre mezzo miliardo di euro di cui non si ha evidenza di un reinvestimento in termini di riqualificazione ambientale. Parliamo di cifre importanti, che gli imprenditori sono disposti a versare purché la loro attività possa continuare nel tempo. Parliamo, ad esempio, del nuovo Piano Cave e della sua importanza per garantire continuità a tutte le aziende del settore.

Il comunicato prosegue ancora con toni poco accomodanti, gli imprenditori del settore si sono sempre attenuti alle normative, concordando con gli enti locali oneri molto superiori a quelli previsti dalle leggi quadro in materia. Un rapporto trasparente, testimoniato anche dagli innumerevoli controlli effettuati dagli enti preposti sia dal punto di vista fiscale, sia dal punto di vista legale, sia dal punto di vista tecnico-ambientale.
L'ampiezza delle risorse a disposizione permette di riqualificare in maniera esemplare le aree degradate ed è importante che anche i cittadini ne siano pienamente consapevoli ed orientino gli enti locali ad investire tali risorse efficacemente e in modo lungimirante. 

Secondo AIB, quindi la colpa è di Comuni, Provincia e Regione che, nonostante i soldi introitati dalle attività estrattive, non procedono con la riqualificazione ambientale dei siti produttivi.
Dal nostro punto di vista, ci limitiamo ad osservare che in tutta la provincia di Brescia gli esempi di recupero ambientale di siti estrattivi esauriti si contano sulle dita di una mano. Quasi tutte le cave non in acqua, infatti, sono state trasformate in discarica, e tale riconversione è avvenuta in molti casi da parte degli stessi gruppi imprenditoriali ai quali faceva capo l'originaria attività estrattiva.
Un fenomeno tutto bresciano di doppio lucro, attraverso il quale si assicura profitto allo stesso soggetto prima per estrarre sabbia e ghiaia e poi permettendogli di riempire di rifiuti il buco fatto.