venerdì 22 febbraio 2008

Rassegna stampa Eco di Bergamo del 8/11/2006

Articolo tratto dal quotidiano Eco di Bergamo del 8/11/2006.
Come è possibile notare il caso del piano cave della Provincia di Brescia e i mancati adempimenti relativi alla VIA (valutazione d'impatto ambientale) non rappresentano un caso isolato.

"Braccio di ferro sui metri cubi del Piano cave
Inizia la discussione del Piano Cave di Bergamo nella VI Commissione (Ambiente e territorio) del Consiglio Regionale. Oltre 60 le osservazioni presentate: comuni, comitati ambientalisti e la Provincia, contraria agli ampliamenti che vuole il "Pirellone".
La materia è di quelle che scottano. Ne sa qualcosa la Provincia, che ha fatto lunghe maratone per confezionare il Piano così com'è oggi. Ora il tour de force tocca alla Regione - cui spetta l'ultima parola - chiamata a mediare su un triplice fronte: quello della stessa Provincia, che difende le sue volumetrie; degli ambientalisti e dei Comuni, che puntano a stralciare o rivedere alcuni ambiti; infine dei cavatori, che chiedono un aumento di metri cubi, oltre a quei 5 milioni e mezzo che il Comitato tecnico del Pirellone ha già proposto di aggiungere.
Venerdì alle 10,30 inizia in VI Commissione consiliare regionale (Ambiente e Protezione civile) l'esame delle osservazioni al Piano cave bergamasco. Circa 60 - tra le più numerose rispetto agli altri piani lombardi - le richieste di audizione pervenute. Si andrà avanti a oltranza per tutti i venerdì successivi ad ascoltare gli enti locali e le associazioni che si sono prenotate. A partire dalla delegazione di via Tasso e degli operatori economici. «Siamo tranquilli - anticipa l'assessore provinciale all'Ambiente Alessandra Salvi -. Difenderemo il nostro documento pianificatorio, approvato dal Consiglio provinciale, con quelle volumetrie e quegli ambiti estrattivi che abbiamo individuato. Ribadiamo la nostra posizione contraria all'ampliamento proposto dal Comitato tecnico». Un ampliamento osteggiato anche dagli ambientalisti e invece chiesto a gran voce dai cavatori. «I quantitativi, soprattutto di sabbia e ghiaia, continuano a essere ridotti - denunciano Aceb (Associazione costruttori edili bergamaschi), Anepla (Associazione nazionale estrattori e produttori lapidei e affini) e Confindustria Bergamo - di questo passo si rischia la paralisi anche dei cantieri delle opere pubbliche e delle infrastrutture future. La situazione è cronica e persino le aggiunte paventate sono insufficienti».
Circa 60, si diceva, le osservazioni pervenute da Comuni, soggetti privati e associazioni ambientaliste. Le principali riguardano gli ambiti estrattivi di sabbia e ghiaia. Operatori privati hanno fatto richiesta di ampliamenti o aumenti di produzione, ad esempio, per Ghisalba (località cascina Portico Nuovo), Cavernago -Calcinate, Calcinate (località Cascina Campagna), Mornico al Serio-Martinengo (località Cascina Vallere), Pontirolo Nuovo (località Moschetta), Bolgare e Telgate . Dall'altra parte, invece, il fronte dei «no». Tra i più battaglieri il Comitato della Valle del Ringhenzolo, con la richiesta di stralciare la cava di Onore di 300 mila metri cubi. «Più volte - scrive il Comitato - abbiamo denunciato abusi per inquinamento atmosferico e acustico, per il mancato rispetto degli orari di cava e, recentemente, anche per escavazione abusiva». E critici rispetto ai nuovi ambiti territoriali estrattivi sono anche i Comuni di Brembate , contrario all'ampliamento in località Arnichi, e Casirate d'Adda , una delle zone maggiormente interessate dall'aumento di volumetrie, con l'aggiunta di un milione di metri cubi. Legambiente si è invece mossa per chiedere lo stralcio della cava di Calcinate (località cascina Pulcina), Antegnate (2 milioni di metri cubi, l'altro Comune interessato dai ritocchi più sostanziosi) e Caravaggio . Per quest'ambito si è registrato il maggior numero di audizioni richieste (ben cinque), da parte di alcuni consorzi, del Comune di Mozzanica, che presenterà una raccolta firme e un'analisi ambientale, e la Provincia di Cremona. Per le cave di recupero, da segnalare le osservazioni critiche presentate dal Comune di Casnigo , per le località La Fabbrichetta, Valle Forcella e Valle Predal. Per quanto riguarda, invece, pietre ornamentali e pietrisco il Comune di Branzi vorrebbe un incremento di 60 mila metri cubi per la località Piodera e di 30 mila metri cubi per località Scurade.
Ma l'allarme dei cavatorie è serio: «Giù le mani dalle cave oppure le infrastrutture in programma rischiano il blackout». «Le dimensioni previste - descrive la situazione Paolo Ferretti, presidente dell'Aceb - non sono conformi alle reali necessità del territorio. Per il materiale da costruzione, sabbia e ghiaia, c'è stata una riduzione del 21% rispetto al Piano 1997-2000. Un deficit troppo pesante che compromette seriamente le opere che devono essere cantierizzate nei prossimi anni». La Bergamasca è costretta a importare la sabbia da Cremona e la ghiaia da Brescia. «Un'operazione antieconomica, che incide sui costi - precisa Ferretti - e antiecologica: il trasporto su strada genera traffico e inquinamento. Nessuno si diverte a cavare per nulla. L'obiettivo di cavare più materiale in Bergamasca non è esportarlo in altre province, ma garantire l'autosufficienza alle nostre opere, che scontano già pesanti ritardi». Dello stesso parere Massimiliano Calissi, presidente del Gruppo marmi di Confindustria Bergamo, e Giacomo Pesenti, delegato provinciale dell'Anepla: «I metri cubi sono pochi, il materiale manca e i tempi sono lunghissimi. Le aggiunte regionali? Minime», concordano.Ambientalisti criticiNorme in arrivo
Ai cavatori fanno però da controcanto gli ambientalisti. «Per un Piano sostenibile - affermano Verdi e Legambiente - i 5 milioni e mezzo di metri cubi aggiunti dalla Regione sono inaccettabili». Per i consiglieri regionali dei Verdi Marcello Saponaro e Carlo Monguzzi, poi, per il Piano cave di Bergamo sarebbe dietro l'angolo una possibile infrazione delle direttive dell'Unione europea, come già successo per il Piano cave di Brescia. «La Commissione europea - rendono noto - ha avviato due procedure d'infrazione all'Italia in relazione al Piano cave bresciano e del lago d'Idro inerenti alla non conformità con la direttiva europea sulla valutazione d'impatto ambientale necessaria per ogni Piano. È tempo che la Regione smetta di fare la furba e si adegui agli obblighi europei, procedendo alle valutazioni d'impatto ambientale (Via) per i singoli progetti di cave, compreso anche il Piano di Bergamo».
L'assessore regionale alla Qualità dell'Ambiente Marco Pagnoncelli (che è anche consigliere provinciale), ricordando come il Piano cave di Bergamo sia in regola con la normativa vigente, annuncia: «Stiamo valutando l'opportunità di modificare la delibera di Giunta regionale in vigore, che esclude la Via per alcune casistiche. La nuova delibera prevederà che le norme sulla Via non vengano applicate solo al progetto dell'ambito territoriale estrattivo, comprendendo quindi oltre alla singola autorizzazione all'attività estrattiva, anche tutte le previsioni relative al decennio di validità del Piano cave».
Benedetta Ravizza"

1 commento:

Anonimo ha detto...

Segnalo che i cavatori di Bergamo segnalano forse inconsapevolemnete che acquistano la ghiaia da Brescia! E' l'ennesima dimostrazione di un assurdo: la nostra provincia anzichè esportare prodotti esporta il proprio territorio! E lo confermano pure i cavatori! E' ora di finirla. I consiglieri regionali Monguzzi e Saponaro ricordano l'infrazione europea sulla mancata VIA per molte cave bresciane, la Bonfadina in testa, e l'assessore Regionale Pagnoncelli dice che forse è il caso di modificare la delibera di giunta che ha escluso la VIA per la Bonfadina. Siamo al paradosso.
Vediamo cosa dice il TAR di Brescia.